Artisti e artiste con cui ho lavorato e/o collaboro con continuità.

ARTISTI/E:

ELHAM M. AGHILI

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Elham M. Aghili (Sassuolo 1989) è un’artista italiana di origini iraniane. Dopo un primo percorso scientifico, si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Bologna dove consegue la laurea triennale e la specialistica in Arti Visive – Decorazione.

I suoi lavori sono stati selezionati per il la XV ed. del Premio Nazionale delle Arti a Sassari, per la Biennale Internazionale Contextile di Guimaraes (Portogallo), per il Valcellina Awards. Nel 2021 il suo lavoro “Hybrids” ha vinto l’Avant Young #safety Award promosso da Volvo Car Italia, Milano. Le sue opere sono nelle collezioni permanenti dell’Hub 19M a Parigi (Francia), nella Collezione d’Arte di Romagna Fiere, nella Collezione Civica Trame d’Autore di Chieri (TO) e di Fatti ad Arte a Biella. Ha esposto in spazi pubblici e privati in Italia e all’estero.

LUCIANA AIRONI

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Luciana Aironi (Nuoro 1977) è diplomata in Decorazione all’Accademia di Belle Arti di Sassari. Durante gli anni accademici si è dedicata agli studi delle tecniche di pittura, scultura e incisione. Nello stesso periodo si avvicina con interesse anche ad altri medium, in particolare ai nuovi mezzi di comunicazione multimediale, dedicandosi alla realizzazione di opere digitali e di animazione.
Tra il 2001 e il 2002 partecipa a varie collettive artistiche nel territorio sardo. Nel 2004 si trasferisce a Nuoro dove frequenta il corso Regionale di Operatore Tecnico di Restauro.
Dal 2017 espone regolarmente in mostre personali e collettive nazionali ed internazionali, in spazi istituzionali e gallerie private.

Nella sua ricerca artistica recente compare il pesce rosso come alter ego dell’artista, una creatura che ha scarsa memoria (ogni 30 secondi dimentica) e che nuota all’interno del corpo umano un po’ per fuggire dal mondo reale in cui viviamo, un po’ per indagare la parte più profonda dell’essere, la parte che non percepiamo visivamente.

Utilizza le radiografie rx per costruire un mondo altro dove il filo rappresenta il movimento vorticoso, il percorso dei pesci rossi, a volte disegnati a matita, a volte ad acquerello, stampati e ricamati. Fluttuano attraverso formule matematiche, numeri e lettere. I pesci uno diverso dall’altro nuotano in sintonia tra le ossa, in un mare diverso, fatto di ricordi, di esperienze che spesso a causa della memoria dimentica e riscopre.

Opere come piccoli acquari dove l’artista è acquario e pesce al contempo. Luogo in cui riscopre la libertà di poter ricordare e dimenticare, dove vivere una realtà che va oltre il visibile, alla ricerca di libertà come essere vivente, in armonia con sé stesso.

ELVEZIA ALLARI

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Elvezia Allari (Schio 1965) ha frequentato l’Istituto d’Arte sezione dove si è diplomata come operatrice di restauro architettonico sezione pietra e affresco. Attraverso la sua ricerca artistica sviluppa allestimenti, performance, interventi di textile design. I suoi materiali d’elezione sono il silicone, i polimeri a caldo, il filo di ferro cotto, carta impiegati in modo inconsueto.

Il suo lavoro percorre l’immaginario femminile con interpretazione ironica e divertimento linguistico. È orientato verso la problematica del corpo femminile nella società contemporanea attraverso la creazione di orpelli, tiare, bracciali, indumenti che non seguono i diktat della moda. Anzi i suoi vestiti per corpi impossibili esercitano una critica costante dell’immagine del corpo imposta all’immaginario femminile collettivo.

Selezionata alla Triennale Tessile di Bratislava, ha disegnato per Bisazza Trend Group la linea AUREA –Monili in acciaio armonico con tessere musive in foglia d’oro e argento. Negli ultimi anni si è avvicinata al tema del giardino mentale nonché del Terzo paesaggio secondo le elaborazioni di Gilles Clément, ma in chiave mentale.

Ha disegnato e realizzato per McArthurGlen Designer Outlets in collaborazione con A.N.G.E.L.O per il Vintage Fashion Festival 2014 abiti riprodotti come opere di wire couture. Ha realizzato per L’INGLESINA Baby S.p.A. la carrozzina d’autore visibile nel loro spazio espositivo.

È presente in collezioni private e fondazioni in Italia e all’estero: Fondazione per l’arte Bartoli Felter a Cagliari; Fondazione e Galleria Civica di Chieri (Torino); Collezione Arte al Femminile di Franca Donata Franceschi (Padova).

JORGELINA ALESSANDRELLI

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Jorgelina Alessandrelli (Argentina 1965) consegue una laurea in Belle Arti preso L’Universidad Nacional de Rosario, Argentina. Nello stesso anno, con la sua installazione e tesi di laurea “Tuyo el poder y la Gloria” partecipa nella mostra “Arte sin Disciplina” al Museo Castagino di Rosario.

Ottiene anche una laurea in pedagogia. La sua arte riflette profondamente sulla natura, la sua esuberanza, la sua grazia, la sua complessità, il suo caos, e indaga sulla l’esistenza umana come parte di essa, esplorando fondamentalmente concetti di mutazione, fragilità ed equilibrio. Ha esposto in diverse mostre e concorsi d’arte in Argentina, Brasile, Statti Uniti e in Italia.

Tra le partecipazioni recenti da segnalare MILANO SCULTURA Art Fair VII Edizione, Fabbrica del Vapore, con il patrocinio del Comune di Milano, a cura di Valerio Dehò; MINIARTEXTIL XXXII Edizione, Como; Fiberstorming, a cura di Barbara Pavan, Salone Italia, 25 Anniversario del World Textile Art WTA, Ex Ateneo di Bergamo Città Alta, promossa da Arte Morbida, per BG BS Capitali della Cultura.

ELIZABETH ARO

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Elizabeth Aro è nata a Buenos Aires. Ha studiato Arte alla Scuola Nazionale di Belle Arti Prilidiano Pueyrredón a Buenos Aires e Storia dell’arte a Buenos Aires all’UNA. È stata una delle artiste più giovani della mostra curata da Mari Carmen Ramirez “El taller Torres Garcia: the School of the South” alla Huntington Art Gallery, ad Austin, Texas, che ha ancorato la sua pratica nell’astrazione precolombiana.

È stata la prima artista donna argentina ad allestire una mostra personale nel Museo Nacional Reina Sofia di Madrid. Il suo lavoro è presente nelle collezioni della GAM Galleria Arte Moderna di Torino, MAMBA Museo de Arte Moderno Buenos Aires e MACRO Museo d’Arte Contemporanea Rosario, e in collezioni private in Argentina e in Europa.

Attraverso installazioni, fotografie, sculture in stoffa, ricamo e lavori in vetro indaga la realtà per mezzo di specifici percorsi nei quali affronta temi quali la memoria, il viaggio, la migrazione, la condizione femminile e la ricerca dell’identità. Nei suoi lavori il rapporto psicologico ed emotivo tra uomini e donne e ambiente occupa un interesse primario. Nei progetti “site specific” le sue sculture in stoffa, spesso di notevoli dimensioni e impatto visivo, invadono e avvolgono lo spazio e le architetture.

MARIANTONIETTA BAGLIATO

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Mariantonietta Bagliato (Bari,1985) Vive tra Bari e Praga. Per molti anni ha collaborato con il teatro di marionette diretto dalla madre praghese e la sua ricerca artistica è influenzata da un immaginario che trae le sue origini dal teatro di figura.  Ha frequentato l’Accademia di Belle Arti di Bari, attualmente è docente di Discipline Grafiche e Pittoriche e ha collaborato per diversi anni come docente esterno con l’Accademia di Belle Arti di Roma nel Biennio di specializzazione in Arte Terapia. 

Il suo lavoro è caratterizzato dall’uso sistematico dei tessuti che l’artista trasforma in sculture, installazioni e disegni cuciti. Imbottisce i tessuti in forme morbide e oniriche, a volte aggressive e mostruose, in grado di stimolare molteplici sensi dal visivo al tattile riflettendo sul potere evocativo di una memoria inconscia collettiva.

Ha partecipato a numerose mostre personali e collettive nazionali e internazionali. Alcuni riconoscimenti: Premio Tramanda YOUNG FIBER CONTEST 2020, Chieri; Premio Federculture 2012, Tempio Adriano, Roma; Premio Arte in Laguna 2011, Palazzo Romeno di Cultura, Venezia; Premio Nazionale delle Arti 2010, Ministero dell’Università e della Ricerca, Napoli; Premio Pinacoteca Agnelli 2009, Artissima, Torino.

SILVIA BECCARIA

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Nata nel 1965, vive e lavora a Torino. È un’artista visiva che utilizza l’intreccio come medium espressivo. Dopo una Laurea in Filosofia e un Master in Arteterapia presso l’Università di Torino, ha iniziato un percorso di studi sotto la guida dell’artista olandese Martha Nieuwenhuijs, fiber artist e pittrice.

Per molti anni ha elaborato progetti didattici utilizzando l’arte come strumento di riabilitazione ed educazione e ha collaborato con il Dipartimento Educazione del Museo di Arte Contemporanea Castello di Rivoli.

Il progetto artistico di Beccaria prende vita dal senso dell’arte dell’intreccio che contiene, nel significato più̀ profondo, il concetto di scrittura e racconto. Intrecciare è infatti l’arte del comporre una trama così come fa lo scrittore con la penna su un foglio di carta. Le trame sono i suoi colori e i suoi pennelli, “dipinge” con materiali che trasforma in filamenti intrecciabili, quali gomma, plastica, carta e così via, quelli che meglio, di volta in volta, le permettono di esprimere il concetto dell’opera e di “scrivere il suo racconto”.

L’incanto della natura, i luoghi della memoria, le riflessioni sulla guerra e la fugacità della vita, le connessioni tra intreccio e scrittura, diventano parte integrante dei suoi racconti creati filo dopo filo dando vita a opere che germogliano dalla tela.

Realizza installazioni e sculture. Le sue opere sono presenti nelle collezioni permanenti della Fondazione Garuzzo – La Castiglia Saluzzo (Cn); Collezione Civica Trame d’Autore di Chieri (To); Collezione Civica Arte Contemporanea di Moncalieri (To); Museo del Setificio Piemontese – Il Filatoio di Caraglio (Cn).

Ha partecipato a varie mostre in Italia e all’estero – Portogallo, Lituania, Stati Uniti, Russia.

ISOBEL BLANK

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Artista multidisciplinare nata a Pietrasanta (Lucca), si laurea con lode in filosofia estetica a Padova, attualmente vive e lavora a Torino.

Le sue opere sono state esposte in numerose gallerie, musei internazionali d’arte contemporanea e festivals in Italia e all’estero, dagli Stati Uniti alla Cambogia, dall’India al Messico. Tra le sue esposizioni, quella alla Triennale d’arte contemporanea tessile Fiberart International 2013 di Pittsburgh (USA), al Modern Art Museum di Mosca, all’Accademia Belgica di Roma, a Palazzo Widmann di Venezia, alla Mumbai Art Room in India. Ha ricevuto numerosi riconoscimenti, tra cui il Primo Premio per la Videoarte al Romaeuropa Webfactory di Roma nel 2009.

La sua formazione comprende discipline come il teatro, la danza, il disegno, la scultura, la musica, la fotografia, che oltre ad essere presenti in una fusione di arte performativa e video, seguono parallelamente un loro autonomo sviluppo. Il suo lungo percorso di approfondimento dell’arte tessile, che si sviluppa attraverso le varie tecniche di ricamo e lavorazione della lana, porta spontaneamente la sua ricerca stilistica a rivolgersi anche ai diversi settori dell’arte applicata, in particolare al design nel campo della moda, del gioiello tessile e dei giocattoli d’arte.

Inoltre, il suo ampio percorso nella videoarte e la sua dedizione all’incorporazione di materiali organici, convergono in un approccio sperimentale che definisce la sua esplorazione di un nuovo stile di videoarte performativa. La sua ricerca recente riflette uno spirito pionieristico, con la miscela di editing AI d’avanguardia delle sue performance e dell’animazione stop-motion, giunge infatti a forzare i confini dell’innovazione artistica in uno stile unico e identificabile.

TANJA BOUKAL

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Tanja Boukal (Vienna 1976) ha frequentato la HBLA Herbststraße di Vienna – Ricamo artistico – laureandosi successivamente in Scenografia e Decorazione alla Wiener Kunstschule.

Gli esseri umani e la loro interazione con l’ambiente e con la società sono i temi centrali della sua ricerca artistica. Partendo dal punto fermo della dignità umana, Boukal esplora gli elementi che trasformano persone comuni in straordinarie portandole, attraverso la sua opera, al centro della scena, richiamate dalla marginalità che le sottrae alla nostra attenzione. Non il singolo individuo in quanto tale, ma piuttosto la sua peculiarità che diventa rappresentativa – una sorta di archetipo – di una moltitudine di persone che affrontano, superano e sconfiggono le identiche avversità nel loro percorso.

Nel suo lavoro utilizza tecniche artigianali tradizionali che per secoli hanno costituito la forma d’arte di generazioni di uomini e donne comuni, esprimendone la creatività e la gioia di vivere, consentendo a loro attraverso queste abilità di lasciare memoria e testimonianza di sé e all’artista di stabilire un contatto di continuità quasi personale.

Artista dalla biografia espositiva internazionale, tra le mostre personali recenti: “Do you know that we have lost” alla Haus der Kunst di Brno, Repubblica Ceca; “Tanja Boukal: Knitting and Embroidery Gone Rogue” al Ruth Funk Center for Textile Arts di Melbourne, USA; “Niemand hat die Absicht, eine Mauer zu errichten” al Kunstverein Augsburg, Germania; “Was tun wenn‘s brennt” alla AB Gallery di Lucerna, Svizzera, solo per citarne alcune. Il suo lavoro è stato incluso nel 2022 nella mostra collettiva “The Very Fiber…Not Necessarily Domestic Goddesses” alla Bernice Steinbaum Gallery di Miami. Ha all’attivo progettti, mostre e partecipazioni in spazi pubblici, museali ed istituzionali nonché in gallerie private in Europa (Austria, Italia, Germania, Svizzera, Francia, Danimarca, Grecia, Finlandia, Lussemburgo, Bosnia ed Erzegovina, Regno Unito, Russia, Spagna) Turchia e Stati Uniti.

SUSANNA CATI

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Laureata all’Accademia di Costume e Moda di Roma, vive e lavora a Perugia. La prima collaborazione con lo scenografo Giovanni Licheri nella preparazione di oggetti scenici per il Teatro Argentina di Roma così come l’esperienza quale assistente stilistica per importanti aziende di moda italiane e francesi si abbinano felicemente alla sua creatività.

Approfondisce negli anni tutte le tecniche tessili trovando nei linguaggi della Fiber Art il medium espressivo a lei più congeniale. Nelle sue opere sperimenta materiali innovativi, scarti e objet trouvé insieme ad altri più tradizionali. Molteplici le sue collaborazioni in campi diversi come lo studio di costumi scenici per balletti o ideazione di opere d’arte partecipata come CALLME, AUDIOGUIDA PER SCOMPARIRE percorso esplorativo esperienziale ideato da Lucia Di Pietro per il quartiere Borgobello dove ha costruito un dispositivo magico-mistico-cosmico di scomparsa con il medium tessile.   Con EMOTIONAL RESCUE progetto itinerante di fiber art contemporanea ha partecipato al progetto KIUB Kreative Interactive Urban Lab, vincitore del bando Creative Living Lab del Ministero della Cultura con interventi multidisciplinari al quartiere RIGO di Corciano. I suoi lavori sono stati esposti in Italia e in Europa (Gran Bretagna, Svizzera, Ucraina, Russia, ecc.). Sue opere sono in permanenza nella Collezione Civica della Città di Chieri (TO); RIVODUTRI CONTEMPORANEA, percorso d’arte a cielo aperto del Comune di Rivodutri; Collezione Permanente del MUSEO NORI DE NOBILI di Trecastelli AN e Collezione del Museo di Arte Contemporanea di Umbertide PG. La sua ricerca attinge alle istanze urgenti della contemporaneità – migrazione, ambiente, discriminazione, diritti civili – e all’esperienza personale che attraverso la pratica artistica diventa riflessione universale sulla dimensione umana – intima e sociale.

MICHELA CAVAGNA

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È un artista visuale e tessile. Dopo il diploma artistico e una laurea in architettura, approfondisce il suo interesse verso la tessitura e l’approccio artigianale al lavoro grazie agli studi sul Bauhaus e Anni Albers, la pioniera del design tessile. L’ambiente in cui cresce e vive, il distretto tessile biellese, le permette di accedere ad un database speciale di fibre e materiali di alta qualità, di sperimentare diverse tecniche oltre alla tessitura, come la tintura naturale, la filatura, la lavorazione del feltro.

Per alcuni anni vive in Indonesia dove la sua ricerca approda ad una svolta grazie agli stimoli ed alle contaminazioni culturali con altri artisti ed artigiani ed alle sollecitazioni di respiro internazionale, un’esperienza che ancora oggi è presente nella sua produzione artistica, dominata da una certa influenza delle arti giapponesi. Cavagna utilizza, infatti, tecniche come lo shibori, il mokuhanga (tecnica incisoria su legno), il boro – per citarne alcune. I temi che ricorrono nel suo lavoro spaziano dalle dinamiche e memorie famigliari, il ciclo della vita, l’incomprensione, il desiderio di essere riconosciuti, o anche, sebbene non esplicitato, il mondo del lavoro femminile che indaga raccontando pezzi di vita privata. Oltre alla tessitura, lavora con il ricamo, la stampa su stoffa, la xilografia, la ceramica in una continua ricerca di equilibrio tra pratica artigianale, tecniche artistiche e sperimentazione anche e soprattutto con materiali di scarto. Esprime al meglio se stessa in opere ambientali, installazioni immersive, che possono essere fruite dalle persone usando tutti i sensi. Ha esposto in Italia ed all’estero – tra cui all’Istituto Italiano di Cultura di Jakarta in Indonesia e a New York – in istituzioni pubbliche e private.

CENZO COCCA

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Andrea Cocca, in arte Cenzo, è un giovane artista sardo. Nato a Ghilarza (Or) nel 1994, attualmente vive e lavora a Olmedo, nel nord Sardegna. Nel 2015 inizia la sua formazione come stilista a Nuoro. Durante gli studi di moda sperimenta e si interessa all’Arte come autodidatta e comincia così a congiungere la sartoria con l’arte stessa.

È da questa unione che nascono le prime opere, cucite a mano, e i primi ritratti cuciti su carta. Cenzo Cocca continua nel suo percorso artistico e dal 2017 si fa conoscere con le sue prime mostre e fino ad oggi, ha continuato la sua esplorazione artistica, affrontando diversi temi della contemporaneità, ma mantenendo salda la sua identità nel campo della fiber art.

Negli ultimi due anni, ha esplorato il potere evocativo della parola e attraverso i testi ricamati sui centrini, ha trasformato un tessuto d’arredo in un mezzo di espressione artistica, aggiungendo una nuova dimensione concettuale al suo lavoro. Oltre a ciò, ha esplorato il tema dell’architettura, ricamando planimetrie cucite che riflettono la complessità del tema dell’abitare.

Inoltre, ha introdotto l’elemento delle suture cucite nei suoi lavori, che egli chiama ‘percorsi’. Altri lavori che possiamo citare sono momenti di quotidianità, pensieri astratti, frasi e piccole installazioni cucite. Un altro materiale utilizzato sono le carte da gioco, con le quali letteralmente “gioca” a modo suo, creando delle piccole storie a libera interpretazione di chi le osserva.

LEA CONTESTABILE

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Lea Contestabile nasce ad Ortucchio (Aq). Dopo il liceo scientifico si scrive alla Facoltà di architettura, si diploma in Pittura presso l’Accademia di Belle Arti e consegue il diploma in Tessitura all’Istituto d’Arte di Penne. La sua tesi di laurea in Discipline dello spettacolo con Ferdinando Taviani alla facoltà di Lettere indaga sui fenomeni della Body Arte e dell’Antropologia teatrale, temi che approfondirà nelle sue lezioni di Anatomia Artistica presso l’Accademia di Belle Arti di L’Aquila dove insegna dal 1976 al 2014.

Il suo percorso artistico inizia dalla sperimentazione delle tecniche di incisione presso la Calcografia Nazionale diretta da Carlo Bertelli grazie ad una borsa di studio dall’Accademia di San Luca diretta da Mino Maccari. Artista versatile crea libri d’arte, video e spettacoli, sperimentando ogni tipo di commistione di linguaggi. La sua pratica creativa spazia dalla grafica, alla pittura, alla scultura in ceramica e in ferro, ai libri d’artista, alla fotografia, all’istallazione, all’assemblaggio e al cucito con la presenza dell’objet trouvé, anonimo o eredità familiare, segno tangibile di una narrativa accessibile a vari livelli.

Nella sua pratica artistica affronta temi quali la memoria, il tempo, la condizione femminile, la ricerca dell’identità, la malattia e la morte. Nella sua ricerca è chiaro il riferimento al sostrato culturale abruzzese che emerge nelle consuetudini che rimandano ad un mondo rurale raccontato anche attraverso le foto del padre contadino.

La sua attività artistica è documentata da esposizioni nazionali e internazionali. È stata invitata alla Biennale di Venezia e a due Biennali di Bodrum e le sue opere si trovano in collezioni private e pubbliche in Italia e all’estero.

MARA DI GIAMMATTEO

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Mara Di Giammatteo nata nel 1973, diplomata in Pittura all’Accademia di Belle Arti di Bologna.
Artista Visiva e Tessile e Docente di Pittura, Tessitura e tecniche di Tintura Naturale per Scuole Statali e private. Collabora con Gallerie e Studi d’arte come Le Studio di Lyon (Francia), Bautarte Gallery di Montorio al V. Te, Les Libellules Studio di Bologna.

Si occupa di attività di formazione e di didattica dell’Arte attraverso la tessitura e la tintura naturale con diverse Istituzioni, Musei e la Fondazione Mus-e Italia e Belgio.

I suoi lavori da sempre indagano il tema della memoria e della scrittura nelle tradizioni orali e scritte, sia in un percorso antropologico personale che più legato alle peculiarità dei luoghi in cui si trova ad operare o come negli ultimi anni legato a messaggi di sensibilizzazione sulle tematiche di emergenza climatica ed ambientale. La parola scritta tessuta al telaio o ricamata è il suo campo di indagine, il linguaggio che tiene uniti diversi percorsi di “memoria” il connubio tra natura e arte.

MAGDALENA FERMINA

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Artista visiva e performer, Magdalena Fermina (Novara 1968) si è diplomata in Scenografia all’Accademia di Brera di Milano specializzandosi successivamente in Arti visive e discipline dello Spettacolo.

Numerose le personali e collettive alle quali ha partecipato, quasi tutte con catalogo, tra cui, nel 2009 al Castello delle Polveri, Isola della Certosa, ha partecipato all’evento collaterale alla Biennale di Venezia, Natura Snaturans, a cura di Angela Madesani. Con Lorella Giudici ha partecipato alla serie di collettive End in Nation, tra il 2013 ed il 2014, a Palazzo Medici a Firenze, Museo Civico del Marmo a Carrara, Officine Creative Ansaldo a Milano, ex Chiesa di Santa Chiara a Vercelli, Museo Civico della Città di Bad Hersfeld (Germania). Tra le partecipazioni recenti, suoi progetti sono stati esposti a Varallo Sesia, per la V Edizione Borderline Arte Festival; a L’Aquila, per LUCO Senso del Sacro e Contemporaneità; a Todi, nella collettiva Unclassifiable; a BAF Bergamo con XS Project; al Museo del Ricamo e del Tessile di Valtopina nella mostra internazionale ForgetMe(K)not per i diritti negati delle donne; Logos, SCD Studio, MAD Monteluce Art District, Perugia.

Ha sperimentato diversi medium e tecniche nel corso degli anni sviluppando una ricerca che trova oggi nel medium tessile – in particolare nel ricamo bianco su bianco – il suo linguaggio espressivo.

PATRIZIA BENEDETTA FRATUS

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Patrizia Benedetta Fratus nasce a Palosco nel 1960 da contadini urbanizzati e, dopo le scuole dell’obbligo, accede direttamente al mondo del lavoro. A 23 anni torna a studiare e dopo alcune esperienze nell’alta moda, si diploma nel 1999 all’Istituto Marangoni di Milano. Lavora nella sartoria del Teatro alla Scala per due anni.

Nel 2004 debutta con la sua prima personale in Galleria a Parigi. Dal 2005 espone in gallerie private e spazi istituzionali in Italia ed all’estero, da Brescia a Bologna a Milano, da Londra a Parigi a New York, solo per citarne alcune. Vince il Premio Nocivelli ed è finalista al Premio Cairo nel 2009. Realizza la prima “Cometumivuoi”, una bambola nata dalle continue sollecitazioni della cronaca di femminicidio. Inizia un percorso di studio di storia dell’arte con Salvatore Falci. Dal 2012 lavora a progetti di arte relazionale e ambientale collaborando anche con case di accoglienza e scuole. Nel 2015 realizza l’opera d’arte relazionale “VivaVittoria” a Brescia.

Artista multimaterica, usa medium di scarto per avviare opere partecipate, coinvolgendo per la loro realizzazione, coloro che, facendola, ne diventano parte viva. Cerca nelle mappe dei linguaggi le radici dell’immaginario possibile oltre gli stereotipi. Nelle parole sta il potere di generare mondi, infiniti mondi. Il suo lavoro intende l’arte come strumento di sperimentazione intellettuale ed empirica di consapevolezza, autosufficienza e autodeterminazione, strumenti necessari per l’emancipazione umana.

DANIELA FRONGIA

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Daniela Frongia nasce nel 1981 a San Gavino Monreale. Inizia il percorso formativo presso l’Istituto Statale d’Arte “Carlo Contini” di Oristano e matura la propria preparazione all’Accademia delle Belle Arti di Firenze, laureandosi in Scenografia e Storia dell’Arte Contemporanea. Prende parte alla V e alla VI edizione di “Networking”, il progetto per la promozione dell’arte contemporanea in Toscana, durante il quale affianca personalità internazionali come Robert Pettena, John Duncan, Cesare Pietroiusti.

L’intensa attività di Frongia abbraccia produzioni e media espressivi differenti: installazioni, performance, video e fotografia, atti ad evolversi nei vari ambiti sperimentali quali la Fiber Art, l’Arte Sociale, la Psicologia dell’Arte e la Street Art.

L’artista ha all’attivo diverse mostre personali e collettive, premi nazionali e internazionali e le sue opere sono presenti in collezioni pubbliche e private

Il suo percorso d’artista si configura come atto sperimentale e in continua evoluzione: dialoga con se stessa e con il mondo che la circonda attraverso le performance e le installazioni, indaga il presente e la cultura odierna con la fotografia e i video. I suoi pensieri sono come grovigli di fili che si manifestano nel reale attraverso lenti e ritmici gesti che fissano lo scorrere del tempo. Vive questi atti ripetitivi come un’urgenza volta a indagare la materia tra pieni e vuoti, morbidezza e rigidità, pesantezza e leggerezza. Questo le consente di rendere fruibile, palpabile e condivisibile il suo mondo interiore, e dare senso e concretezza a ciò che, per natura, è invisibile agli occhi.

La contemporaneità è la nostra esistenza in divenire; il confronto attiva le possibilità di interrogarsi, spinge all’interno e all’intorno, definisce nuove visioni e sensazioni. Guarda e poi vede e nell’osservazione profonda, spesso empatica, prende atto della vulnerabilità dell’esistenza. Il suo fare è come un ago che nel cucire, entra ed esce, c’è poi scappa via, instaura rapporti e fissa momenti, ricordi, emozioni che ricama in superficie per dar forma a ciò che resta.

LOREDANA GALANTE

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Loredana Galante (Genova 1970) studia presso il liceo artistico Paul Klee e l’Accademia Ligustica. Dopo la borsa di studio del centro T.A.M. diretto da Arnaldo Pomodoro, la ricerca continua interagendo con discipline diverse che la spingono a frequentare corsi di danza, teatro e la scuola triennale di counseling.

Il suo lavoro va dall’esile ed elegante tratto a matita, fino all’abitare e “galantizzare” gli spazi. Lavora con l’Installazione, la performance, la pittura e la forma laboratoriale. Nel corso della sua attività artistica ha esposto in Italia e all’ estero in musei pubblici e gallerie private, tra cui a Tokyo, Dubai, Hannover, Strasburgo, Nizza, New York, Teheran, Ouagadougou, Shengzhen Hanno scritto di lei: Vera Agosti, Luca Beatrice, Germano Beringheli, Achille Bonito Oliva, Giorgio Bonomi, Chiara Canali, Marco Canepa, Luciano Caprile, Viana Conti, Miriam Cristaldi, Chiara Crosti, Fortunato D’Amico, Alberto Dambruoso, Valerio Dehò, Genni Di Bert, Francesca Di Giorgio, Giacinto Di Pietrantonio, Linda Kaiser, Manuela Gandini, Milly Gandini, Maria Flora Giubilei, Lorella Giudici, Leo Lecci, Elisabetta Longari, Angela Madesani, Sergio Mandelli, Emilia Marasco, Franco Ragazzi, Alessandro Riva, Alessandra Redaelli, Elisabetta Rota, Laura Safred, Sandra Solimano, Olivia Spatola, Nadia Stefanel, Paola Valenti, Stefano Verri, Chiara Vigliotti.

Essere in relazione è il tema portante della sua arte: un esercizio di inclusione e confronto, di capitalizzazione delle radici, di rispetto; un conferire costantemente importanza all’altro da sé. Il suo lavoro attraversa gli strati emozionali, riabilita la gentilezza, esalta il sentimento. Persegue un tempo lento, consapevole, in ascolto, un tempo dell’assimilazione e della riformulazione costruttiva. Cerca di risvegliare ad un’appartenenza consapevole, ad un unicum, da sostenere con la parte migliore di ognuno, un’appartenenza responsabile in cui trovare conforto.

 I suoi dipinti sono tapisserie in cui compiere itinerari tra oggetti, racemi, animali complici di qualche sortilegio e di un rituale per rimettere ordine nello scompiglio, con la Cura, per mezzo di strisce/righe e Con l’aiuto di ragni tessitori. Appunti, scritte, forse istruzioni campeggiano nei lavori. Per leggerli occorre inclinare la testa, mettersi a testa in giù, comunque cambiare il punto di vista. Non è facile avere la” pelle sottile”, ci si lascia permeare e poi occorrono tempo, sforzo e respiri profondi per contenere tutto. Le installazioni e gli oggetti che costruisco sono banche dati analogiche di memorie e suggestioni.

DONATELLA GIAGNACOVO

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Donatella Giagnacovo si diploma presso l’Accademia di Belle Arti nel corso di Decorazione e consegue il Diploma di Laurea di secondo livello in Arti Visive e Discipline dello Spettacolo – Decorazione – Beni Storico Artistici. Ampia la sua esperienza come Docente di Discipline Pittoriche presso il Liceo Artistico ed è stata Docente di Laboratorio di Disegno e Didattica dell’Arte e dell’Immagine presso il Dipartimento di Scienze della Formazione dell’Università degli Studi dell’Aquila. È formatrice nell’ambito della didattica dell’arte, è autrice di testi. Ha all’attivo mostre personali, partecipazioni e opere selezionate in concorsi per le arti visive contemporanee sia in ambito nazionale che internazionale.

La sua ricerca attenta ed interlocutoria, indaga l’ambito comunicativo in relazione ad una quotidianità condivisa. La  dialettica tecnico-espressiva evidenzia una linguistica  costantemente in tensione tra materia e forma.

La restituzione essenziale è sintesi comunicativa che gioca sulla sembianza, la simbologia, la metafora e la percezione attraverso l’utilizzo di medium dialettici che spaziano dal tessile alle carte alle plastiche riciclate.

Attenta da sempre alle dinamiche sociali, registra segnali emozionali di una quotidianità condivisa, ritenuti collanti comunicativi.

MONICA GIOVINAZZI

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Monica Giovinazzi è artista poliedrica: la sua pratica artistica include performance, installazioni, arti visive indoor e outdoor. Dal 2017 espone regolarmente a Vienna e in diverse città italiane ed europee. Per i materiali predilige l’upcycling.

Collabora con l’Istituto Italiano di Cultura, l’Ambasciata d’Italia in Austria ed alcune Università. Quale riconoscimento per il suo lavoro artistico e di mediazione culturale tra Austria e Italia è stata nominata Cavaliere della Stella d’Italia.

Ha fondato l’Associazione Culturale Raabe UNLA -Unione Nazionale per la Lotta contro l’Analfabetismo (ente accreditato MIUR) che dal 2000 realizza progetti di formazione per ogni età, in collaborazione con scuole di ogni ordine e grado, università, istituzioni, associazioni ed organizzazioni.

Promuove laboratori di formazione, progetti di Arte Relazionale e Performance.

ANNEKE KLEIN

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Anneke Klein è un’artista olandese che vive e lavora a Zaltbommel. La scelta di esprimersi attraverso la tessitura è nata in lei dalla lotta con i materiali freddi e duri durante la sua formazione come orafa. Presto impara a tessere proprio perché preferisce il calore e la morbidezza dei filati. Dopo un periodo di progettazione e produzione di abbigliamento, ha lavorato su commissione per l’artista minimalista americano Richard Tuttle per la sua mostra nel Vleeshal del Frans Hals Museum e per Alexis Gautier al Bozar Museum di Bruxelles sviluppando in seguito uno stile personalissimo e originale nella realizzazione di opere proprie.

Il suo lavoro si basa principalmente sulla tecnica di tessitura piana attraverso cui esprime riflessioni e suggestioni sui temi sociali. Questa tecnica di tessitura rende possibile il maggior numero di connessioni tra i fili di ordito e di trama e al contempo la struttura più semplice. L’interruzione del ritmo di ordito e trama, della tensione sui fili, la scelta di materiali differenti per tipologia o spessore creano un campo di tensione in queste connessioni e relazioni. Come nel mondo che la circonda, Klein aggiunge quindi una moltitudine di forme, trame e strutture attraverso l’istinto e l’intuizione. Per lei è un processo di crescita, un’indagine, una traduzione, come se guardasse attraverso una lente simbolica al quotidiano e ciò che colpisce la sua attenzione e la sua sensibilità e che sollecita una consapevolezza sociale in se stessa e nello spettatore.

Artista che ha ottenuto riconoscimenti in patria ed all’estero con opere selezionate per il Social Art Award 2019 a Berlino, per l’8th Biennial of Contemporary World Textile Art a Madrid, per Experimental Fashion & Fiber Art del CICA Museum a Seoul e nel 2020 per l’Excellence in Fiber VI al New Bedford Museum of Art in Massachusetts USA. Una sua opera è stata premiata con la medaglia di bronzo alla 13a Biennale Internazionale di Fiber Art “Scythia” in Ivano-Frankivs’K e con il Grand Prix della 6th Triennial of Textile Art of Today 2021/2022 al Danubiana Meulensteen Art Museum di Bratislava-Čunovo. Nel 2022 è stata premiata alla 5th Triennale of KOGEI, 21st Century Museum of Contemporary Art in Kanazawa in Giappone con il Special Recognition Award per l’opera “White Noise, born of silence and emptiness”. Alla sua “Take me Home, all that noise in my head” è stato assegnato nel 2023 il Prix Simons alla 10th Biennale Internationale du Lin de Portneuf a Moulin de la Chevrotière, Quebec, Canada.

DEBORAH KRUGER

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Il design e la modellazione delle superfici hanno ispirato il lavoro di Deborah Kruger sin dalla sua formazione in design tessile presso il Fashion Institute of Technology di New York City.
I suoi disegni di carta da parati si sono gradualmente trasformati in opere d’arte profondamente influenzate dalle fibre, dall’abbigliamento femminile tradizionale e dalla crescente preoccupazione per le istanze ambientali. 

Ha insegnato, tenuto conferenze ed esposto negli Stati Uniti, in Messico, in Europa e in Australia a partire dagli anni ’80.

Tra i momenti salienti della carriera recente di Kruger: mostra personale del (2024), “Text & Textiles”, alla Block Gallery, Raleigh, NC USA, a cura di Stacy Bloom-Rexode; vincitrice del Keller Prize a cura di Nicholas Ducasse, Aspen, CO USA; (2023) Finalista del Premio Arte Laguna in scultura e installazione con una mostra a Venezia, Italia, curata da Laura Gallon; People’s Choice Award for Devotional al World of Threads Festival di Toronto, Canada, a cura di Dawne Rudman; Mostra personale, “Avianto” presso Joan Derryberry Art Gallery, Tennessee Tech University, Cookeville, TN USA a cura di Charlene Lachiotte; (2022) personale “Avianto” al Museo della Stazione Ferroviaria, Chapala, Messico a cura di Gabriela Serrano Suzan; personale “Plumas” alla galleria PRPG.mx di Città del Messico a cura di Micheal Swank.

Kruger ha partecipato a numerose altre Biennali internazionali, tra cui la X Biennale Internazionale di Arte Tessile Contemporanea del 2022: 25 Years World Textile Association (WTA) al Miami International Fine Art (MIFA) a Miami, FL USA, la Biennale d’Arte Tessile in Australia nel 2021 e la Biennale Rufino Tamayo a Città del Messico nel 2022.
Il Museum of Art and Design di New York City ha appena acquisito due delle sue opere ambientali di grande formato.

Hanno scritto di lei: ArteMorbida (Italia), Al-Tibia 9 (Barcellona), Handwerken (Paesi Bassi), ArtDaily (Messico), Art Speil (New York), Considering Art (Regno Unito), American Craft (USA), SAQA Journal Cover (USA), Textile Artist (Regno Unito) e Textile Fiber Forum (Australia). Kruger ha partecipato a residenze a Austerlitz NY, a Noyers-sur-Serein (Francia), a Shelton WA e a Blönduós (Islanda).

CHRISTELLE JEANNE LACOMBE

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Christelle Jeanne Lacombe, classe 1969, vive a Parigi dove esercita come psicanalista con adolescenti affetti da problematiche psichiche. A questa professione affianca il lavoro d’artista attraverso il tessile, la ceramica e l’incisione. Per lei, la pratica creativa e la psicoanalisi sono fatte della stessa texture: la sua ricerca è alimentata dall’intreccio tra parola e linguaggio plastico.

La sua ricerca è incentrata sulla questione della funzione del linguaggio e sulla sua espressione nell’esplorazione della ricamo, sostenuta da una viva preoccupazione per le problematiche della lettera legata al corpo. Le finzioni di lettere giocano tutte sull’illeggibile, sul nonsense, su una grafia che non si offre al significato. Le sue opere ricamate sono luoghi di piena ambiguità e permettono di mantenere una domanda aperta affinché la lettera giochi il suo gioco, la sua finzione, la sua melodia.
La lingua scorre da una lettera all’altra come un filo blu, ma è anche lavorata da quei tagli di cui il corpo del testo porta il segno. Essi sono spazi per rispondere all’incontro con l’impossibile da pensare, un luogo per la relazione disturbante con l’estraneità della propria lingua, uno spazio per accogliere la sfida di una parola anche quando non c’è più nulla da dire, un interstizio per il difficile compito di dire e fallire nel dire.
Ha esposto in ambiti museali, istituzionali, gallerie pubbliche e private in Canada, Lituania, Italia, Francia.

CLARA LUISELLI

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Clara Luiselli indagatrice degli infiniti rapporti relazionali tra individuo e spazio, attenta osservatrice delle dinamiche sociali, lavora attraverso la produzione di installazioni site-specific e performance. Il suo fare artistico è impegnato in una ricerca di compenetrazione tra opera e fruitore e si origina dallo studio di piccoli eventi, accadimenti della realtà quotidiana spesso ignorati per la loro apparente insignificanza.

Le riflessioni che costantemente affiorano nel suo lavoro ruotano intorno ai temi dell’impermanenza, della precarietà, della mutazione, della fragilità dell’esistenza, della necessità di preservarla, e nello stesso tempo intorno alla forza dell’essenza spesso imprigionata e, per paura, non rivelata. L’opera per essere conosciuta deve essere vissuta ecco allora che allo spettatore non viene chiesto di contemplarla ma di esperirla, di essere il co-protagonista della sua mutazione.

Attualmente sta ricercando una dimensione espressiva capace di integrare le arti visuali a quelle performative. La sua formazione nell’ambito “corporeo” comprende uno studio pluriennale di danza classica, modern jazz, contact improvvisation. Nel 2012 inizia l’esperienza di teatro danza con Cristiana Morganti ed in seguito con Julie Stanzak del Tanztheater Wuppertal di Pina Bausch con la quale studia costantemente. Ha preso parte a residenze con altri maestri quali tra gli altri: Raffaella Giordano, Cloude Coldy, Herves Diasna, Giorgio Rossi.

ILARIA MARGUTTI

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È nata a Modena nel 1971, vive e lavora a Sansepolcro. Diplomata all’Accademia di Belle Arti di Firenze nel 1997, ha iniziato a dedicarsi al ricamo a partire dal 2007, linguaggio in cui sente meglio rappresentare la propria poetica, grazie agli insegnamenti di Rosalba Pepi, la quale a Castiglion Fiorentino (AR), tiene lezioni di ricamo nel suo Laboratorio Tessile di Alice.

La sua ricerca artistica indaga soprattutto nei processi di relazione della Natura e del mondo femminile e spazia nei temi fortemente legati al rapporto tra essere umano/ambiente, cielo/terra, uomo/donna realizzando tutto a ricamo a mano, tecnica che sente come metafora del processo di trasformazione e di evoluzione ciclica dei ritmi della Natura.

Così come lo è la scrittura ricamata, composta dalle poesie dell’artista o dai codici di formule scientifiche messi in dialogo con gli elementi figurativi delle sue tele.

Tra le varie sperimentazioni dei materiali e delle tecniche tessili utilizzate nelle sue opere, una in particolare è il merletto eseguito a macchina da cucire, dove il disegno delle forme naturali, prende rilievo e tridimensionalità sulla tela ricamata creando un dialogo tra il ricamo bidimensionale e le ombre date dai rilievi dei merletti.

Negli anni Margutti ha collaborato con alcune gallerie private tra le quali: Janinebeangallery Berlino, Wannabeegallery Milano, MLBhomegallery Ferrara, Bontadosi ArtGallery Montefalco (PG), Galleria Art Forum Bologna, Galleria Gagliardi, San Giminiano (SI).

Le sue opere sono state spesso finaliste di alcuni premi: Laguna, Arte Mondadori, premio Embroideres’Guild di Birmingham, Arteam Cup.

Nel 2010 è in Costa d’Avorio per il progetto di residenza artistica De L’Esprit e de L’Eau sostenuto dal Consolato italiano e curato dall’artista Virginia Ryan.

FLORENCIA MARTINEZ

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Florencia Martinez (Argentina, 1962) è un artista visuale e tessile, diplomata a Buenos Aires e successivamente all’Accademia di Belle Arti di Brera. Lavora dagli anni ‘90 con la fotografia e il tessile, partendo dall’appropriazione di materiale storico e familiare del periodo del dopoguerra per arrivare ai suoi scatti d’autore che la vedono nel primo decennio degli anni 2000 a trattare il tema della violenza di genere e del corpo della donna come merce, nella sua serie di donne con il simbolo della data di scadenza tatuate sul corpo.

Dal tessuto come supporto della fotografia passa nel 2016 al tessuto come protagonista dell’immagine, tessuto che diventa tridimensionale, corpo nello spazio, il suo attivismo tematico non si calma né si affievolisce ma il racconto si traveste, ludicamente, per raccontare ancora sopraffazione e incomunicabilità: nascono così gli abbracci, sculture che a prima vista attraggono e inteneriscono ma subito dopo, con uno sguardo attento e senza censure, raccontano attraverso cuciture evidenti, lontane dalla estetica del ricamo, il dolore stridente che spesso si nasconde dietro a formule vantaggiose dello stare insieme, o anche semplicemente un vuoto che l’essere umano non può che colmare con colore, materia, e la forza vitale dell’essere presente. 

Ha partecipato a innumerevoli progetti espositivi collettivi in Italia ed all’estero. Tra questi a Palazzo Ducale, Genova; alla Biennale Fiber Art Palazzo Collicola Spoleto; alla Biennale del Bangladesh; all’House of Culture, Creta; a Zante, Grecia; Art Miami Basel; Galeria Montoriol, Barcelona; Milano Scultura, Fabbrica del Vapore; Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino; Caserma XXIV Maggio, a cura di Achille Bonito Oliva; Hubei Museum of Arts, Wuhan, Hubei. È stata tra gli artisti del Padiglione Italia della Biennale di Venezia nel 2011. 

MIRIAM MEDREZ

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Miriam Medrez (Città del Messico 1958) ha studiato Arti Plastiche all’Universidad Nacional Autónoma de México (UNAM) e alla Concordia University di Montreal (Canada) e ha completato il suo percorso formativo all’Università Betzalel di Gerusalemme in Israele. Dal 1985 vive a Monterrey, Nuevo León, dove ha concettualizzato, sviluppato e consolidato gran parte del suo lavoro di scultrice e artista. Il suo interesse si è a lungo concentrato sull’esperienza del corpo.

La ceramica le ha mostrato i processi chimici primordiali della terra che prende forma e consistenza, dai tessuti ha imparato la loro analogia con la pelle e a prestare attenzione al senso del tatto. Queste sono le ragioni per cui, in tutto il suo lavoro, i buchi diventano un elemento fondamentale per parlare dell’interno e dell’esterno, una definizione essenziale del corpo umano.

Ha ottenuto diversi riconoscimenti e premi (1° posto Scultura, IV Bienal Monterrey FEMSA, 1998), stimoli istituzionali (Sistema Nacional de Creadores FONCA/ CONACULTA 2006 – 2009 e 2010 – 2013). Il suo lavoro è stato esposto in innumerevoli mostre nazionali ed internazionali, in spazi istituzionali, gallerie private e in sedi museali tra cui sono da segnalare le antologiche individuali al Museo MARCO di Monterrey dal 1995 al 2008.

Tra le innumerevoli partecipazioni internazionali vi sono la Triennale di Hang Zhou Fiber Arts (2019), Contextile2014 in Portogallo, dove ha vinto il Premio Acquisizione e World of Threads Festival, Ontario, Canada. Sue opere sono incluse nelle collezioni pubbliche permanenti della UDLAP Art Collection di Puebla, del Museo MARCO di Monterrey, di Casa Candina a San Juan Portorico, del Museo Keramik Grimeerhaus, Danimarca e del Jingdezhen Ceramic Cultural Center in Cina, solo per menzionarne alcune.

LAURA MEGA

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Ha studiato all’Accademia di Belle Arti di Roma e all’Università dell’Immagine di Milano (scuola sui cinque sensi creata dal fotografo Fabrizio Ferri). Ha vissuto e lavorato a lungo a New York. La sua pratica alterna disegno, testo, ricamo, stampa, con l’uso di tecniche e materiali non convenzionali come la cera epilatoria di colore rosa, con cui interviene su basi tessili, per lo più ad antichi corredi che costituiscono il supporto privilegiato dei suoi lavori. Abiti, lenzuola, accessori che una sposa porta con sé in dote nella nuova casa, diventano elementi di un’indagine sulla condizione della donna e sul suo ruolo nella società.

Attraverso un linguaggio immediato e contemporaneo, trasforma i simboli di una femminilità ritratta e predefinita in opere capaci di trasmettere e indagarne la cifra pubblica e privata, emotiva, sociale e politica, dove l’ironia consegna all’osservatore la responsabilità di una diversa lettura e di interpretazione. Il suo lavoro è stato esposto in spazi ed eventi internazionali tra cui negli USA, in Corea, Gran Bretagna, Belgio, Cipro, Senegal, Italia. Ha stretto collaborazioni con Moleskine S.p.A., PULSE Art Fair – Art Basel Miami, SOME SERIOUS BUSINESS (Los Angeles), Culture Monks (India), SENSE LAB (Milano), The Blue Bus Project (NYC), Task Force for Music and Arts – TaFMA (Nagaland, India), Spazio Giallo Interiors (Roma). Ideatrice e curatrice del progetto artistico internazionale “DREAMERS” e co-fondatrice del progetto “LAZZARO_art doesn’t sleep”. Ha realizzato, con la casa editrice Pulcinoelefante (Milano), due libretti d’artista in tiratura limitata, di cui uno con Alda Merini. Nel 2021 ha scritto ed illustrato due libri d’artista: “Amazoniano. Il nuovo HERO”, risultato della sua ricerca performativa sui magazzinieri Amazon, e “ThePinkSide of WTF” in doppia versione di cui una da colorare, in vendita su Amazon.

NANON MORSINK

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Nanon Morsink (Paesi Bassi 1964) è un’artista il cui lavoro è stato esposto a livello internazionale in Europa e oltre. Laureata all’Accademia d’Arte di Enschede (AKI/ArtEZ) nei Paesi Bassi, dove si è specializzata in Arti Grafiche, ha trascorso decenni affinando un approccio multidisciplinare che combina elementi di arte tessile, scultura, pittura e installazione. Dall’inizio della sua carriera negli anni ’90, Morsink ha partecipato a innumerevoli mostre personali e collettive, fiere d’arte e biennali, presentando il suo lavoro da Madrid a Chicago, dall’Ucraina all’Italia. Le sue opere riflettono spesso una profonda connessione con la natura, l’emozione umana e temi sociopolitici, esplorando le intersezioni tra l’organico e l’industriale, il personale e il collettivo.

Vivere e lavorare in Spagna dal 2017 le ha permesso di evolversi artisticamente, integrando elementi dei paesaggi e della cultura mediterranea nella sua pratica. Questa recente fase della sua carriera l’ha vista esporre ampiamente in Spagna, tra cui importanti mostre personali alla Galería Isolina Arbulu di Marbella, la partecipazione all’8ª Biennale d’Arte Tessile Contemporanea (WTA) a Madrid e la partecipazione a fiere d’arte chiave come ESTAMPA e HeartExpo, consolidando ulteriormente la sua reputazione nella scena dell’arte tessile contemporanea.Morsink ha realizzato numerose commissioni di arte pubblica, tra cui la creazione di una statua all’aperto per il comune di Hengelo.

LUCIA BUBILDA NANNI

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Lucia Bubilda Nanni è nata a Ravenna nel 1976. Si laurea in filosofia e nella sua prassi artistica passa dalla vernice colata alla colata di fili, usando come pennello l’ago della sua macchina da cucire, strumenti con i quali continua ed estende la sua passione per la storia delle idee, dei materiali, delle forme organiche e delle tracce da decifrare in un continuo errare speculativo.

Un errare che diventa propriamente errore, errore tecnico, problema da risolvere: sempre fatalmente indispensabile (il caso necessario, e la necessità casuale)  per il continuo spostamento trasformativo. Per molti anni si è concentrata sugli insetti indagando, attraverso il segno (tessile e non), il rapporto tra individuo e specie. Dal volto di un insetto è passata al volto umano, incontrando la fisiognomica del Lavater. Al corpo è approdata nelle sue ricerche sul rapporto tra isteria e misticismo. Ha esposto in sedi museali, istituzioni e gallerie private in Italia e all’estero.

GIULIA NELLI

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Nata a Legnano nel 1992, si è laureata all’Accademia di Belle Arti di Brera e ha conseguito il Master IDEA in Exhibition Design del Politecnico di Milano. È un’artista che analizza la relazione di ciascun uomo con l’ambiente naturale e sociale, nella convinzione che sia necessario ricostruire i legami che, resi liquidi dai nuovi mezzi di comunicazione, necessitano di trovare nuovo senso nella vita reale.

L’uso dei materiali tessili (principalmente i collant) le consente di esaltare il ruolo del gesto e della manualità, mettendola in contatto diretto con la materia. Ha vinto la 9° edizione del Premio Cramum nel 2022 e il suo lavoro è stato esposto in istituzioni nazionali e internazionali, quali: Palazzo Morando (Museo Costume Moda Immagine di Milano); Museo della Permanente di Milano, Fondazione Dino Zoli (Forlì); Museo MISP (Museo dell’Arte del XX e XXI secolo di San Pietroburgo); Musée de la Dentelle a Caudry; Museo Diocesano di Brescia; Spazio Archeologico Sotterraneo di Trento; Fondazione Vittorio Leonesio e Museo del Tessile di Busto Arsizio.

FEDERICA PATERA E ANDREA SBRA PEREGO

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Federica Patera (Bergamo, 1982) e Andrea Sbra Perego (Bergamo, 1982) – letteratura e arte legate da un filo; una collaborazione che coniuga le esperienze di entrambi in un lavoro comune, che vuole essere un ponte e un punto d’incontro tra due discipline.

Il duo nasce ufficialmente nel 2017 con il progetto RAR, che vuole dare una prova empirica di cosa si intenda per eternità di un’opera d’arte. La loro ricerca coniuga la parola con l’arte visiva, dandole un contraltare fattuale e materico che sancisca un presupposto di verità. Partendo da elementi come i testi, che agiscono come uno scheletro a cui i fruitori applicano la loro creatività, mirano ad avviare la comunicazione, richiamando e dicendo: “vieni qui”. Il messaggio trasmesso crea uno scambio che garantisce la trasmissione, andando oltre la ripetizione, e trova il suo compimento nella trasformazione. L’opera d’arte è destinata a distanziarsi dai suoi creatori e a perdere il momento della sua creazione, per ribadire la sua validità al di là dei contesti e superare la prospettiva storica così come la sfera individuale, per reindirizzare l’attenzione al linguaggio universale. Nel loro lavoro, seguendo in particolare due movimenti, l’analogia e l’astrazione, e avendo nei libri e nel tessuto i loro materiali preferiti, si occupano di comprendere e far emergere come si costruisce la realtà e di individuare ciò che rimane immutato al suo interno, trascendendo così le categorie spaziali o cronologiche, pur utilizzandole per manifestarsi.

Vivono e lavorano tra Italia e Stati Uniti. Collaborano con la Galleria Manuel Zoia di Milano e Ivy Brown di New York. Loro lavori sono in collezioni permanenti private e pubbliche tra cui nelle Civiche Collezioni d’Arte di Palazzo Marliani Cicogna di Busto Arsizio e il Janina Monkute-Marks Museum in Lituania.

SONIA IZN PISCICELLI

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Sonia Piscicelli, in arte IZN, (Napoli 1968) si è formata come Art director e Graphic Designer allo IED con una tesi sperimentale dal titolo “Interzona – analisi di un nuovo modo di organizzazione del sapere e degli scambi intellettuali su cyberpunk, cd-rom, hackeraggio, realtà virtuale”.

Dopo diverse esperienze in ambito grafico ed artistico, da qualche anno si dedica esclusivamente all’embroidery art.

Per lei l’arte ha un ruolo imprescindibile nel percorso verso l’affidarsi, e ritiene il ricamo – una volta estrapolato dalla cultura popolare che lo restringe in un contesto artigianale e femminile – tra i medium espressivi più innovativi e attuali. Il recupero di tessuti antichi provenienti da vecchi corredi, a volte tessuti a mano, e di vecchi rocchetti di cartone o di legno, è per lei il passo indietro necessario per farne due avanti a breve ritenendo che sia urgente gestire tutto ciò che abbiamo già a disposizione in modo sano, lento, saggio. I suoi lavori sono fotografie istantanee dell’esistenza che fluisce scevra dalla paura e dall’ipercontrollo che ne deriva, l’unica vita degna di essere vissuta.

Ha partecipato a numerose mostre nazionali ed internazionali tra cui recentemente VERBA CREANT per The Europe Challenge della European Cultural Foundation alla Biblioteca Ernesto Balducci, Barberino di Mugello, Firenze; LOGOS a SCD Textile&Art Studio, Perugia; ANIMALS alla Galleria La Dama di Capestrano, L’Aquila; XS PROJECT Studio B49 Roma e Galleria d’Arte Tessile Contemporanea Gina Morandini Maniago, Pordenone; NATURALES QUAESTIONES. LA CURA, Sorgente Acqua Salata e Castello Malaspina – Dal Verme, Bobbio, Piacenza; UNCLASSIFIABLE, Sala delle Pietre, Todi; APPUNTI SU QUESTO TEMPO, CasermArcheologica, Sansepolcro, Arezzo.

ELENA REDAELLI

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Nata a Erba, è un’artista visiva e ricercatrice, membro attivo di movimenti artistici ambientali internazionali e le sue opere sono state esposte tra Europa, Asia, Stati Uniti, Africa oltre a vantare opere inserite in collezioni permanenti negli Stati Uniti, Russia e Italia.

Il lavoro di Redaelli indaga la materia e i suoi processi di trasformazione, generazione e deperimento attraverso progetti di arte relazionale dove l’azione artistica si dilata verso un’autorialità corale e condivisa. Ricerca e metodi di produzione sono complementari e si fondono in progetti di arte pubblica, ambientale e site-responsive che coinvolgono tempi lunghi, lavoro manuale, tecniche artigianali e processi organici. L’artista valorizza, ricerca e utilizza pratiche antiche: tessitura a mano, lavoro a maglia, uncinetto, infeltrimento, ricamo e fabbricazione della carta attraverso tecniche sostenibili che promuovono l’uso di materiali naturali, riciclati e locali.

GIULIA SPERNAZZA

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La sua ricerca artistica induce essenzialmente al silenzio perché nasce da un ascolto profondo. L’intenzione è quella di rendere il suo percorso assoluto, un cammino verso l’autenticità che può risuonare in chiunque osservi le sue opere. In tal senso l’importanza del vuoto, la trasparenza e la purezza sono espresse attraverso un linguaggio minimalista che mira a spogliarle di qualsiasi riferimento soggettivo.

Dal 2020, sollecitata dal difficile periodo della pandemia, gran parte della sua ricerca artistica è rivolta ad indagare il concetto di casa, ri-costruzione e intimità attraverso l’utilizzo di materiali come cemento, siporex e indumenti. Nel metterli in relazione tra loro intende porre in evidenza l’importanza della casa come prolungamento di noi stessi e come luogo catalizzatore di solitudini e/o di relazioni affettive. La sua ricerca quindi indaga il significato dell’abitare esplorando il concetto di spazio come estensione dell’essere umano in cui ambiente esterno e intimità si fondono inevitabilmente.

DAVIDE VIGGIANO

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Davide Viggiano (Potenza 1994) si è diplomato in Arte del Tessuto. Ha  proseguito i suoi studi in campo artistico conseguendo la magistrale in Decorazione presso l’Accademia di Belle Arti di Brera.

La sua pratica artistica è caratterizzata da una sensibile ricerca transdisciplinare che abbraccia vari studi come la biologia, l’antropologia, la sociologia, l’ecologia e la filosofia.

Ha partecipato a differenti premi artistici: Premio Nocivelli X e XI Edizione, Brescia; Premio Brera-Bicocca, Milano; Premio Malamegi Lab Milan’22, Milano; mostre collettive e personali fra cui: World Textile Art – X Biennale Internazionale 2023, Bergamo; XVII Biennale Architettura di Venezia: Fondazione Bevilacqua La Masa, Fondazione Forte Marghera; Biennale di Salerno; Palazzo Ducale, Genova; Palazzo Merulana, Roma; Officine Brandimarte, Ascoli Piceno; TRAleVOLTE, Rome Art week 2022; Yag/Garage, Pescara; Museo Archeologico,Olbia; Museo Pellizza da Volpedo; Ex Cotonificio Dellepiane, Tortona; Galleria Incinque Open Art Monti, Roma; SCD Textile & Art Studio, Perugia; GAM Torino; Royal Opera Arcade Gallery, Londra.

Attualmente vive e lavora a Roma dove ricopre il ruolo di docente in Accademia.

TANIA WELZ

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Nata a Monaco di Baviera (Germania) Tania Welz ha iniziato la sua carriera come produttrice televisiva per VIVA TV in Germania per poi diventare produttrice di produzioni promozionali per gli uffici italiani di OrbitCommunications Network, Sky, Universal e NationalGeographic Channel. Parallelamente porta avanti la sua ricerca artistica, sperimentando una moltitudine di materiali, tecniche e tessuti diversi. Nel 2013 decide di dedicarsi interamente alla sua ricerca artistica.

Combina tessuti con vari materiali, spingendoli a scontrarsi, interagire e trasformarsi attraverso le forze erosive del fuoco, dell’aria, dell’acqua, della manipolazione fisica e delle sostanze chimiche fino a creare opere di grandi dimensioni e di forte impatto.

Utilizzando tecniche come il taglio, l’assemblaggio, la bruciatura, l’imbottitura e la fusione di materiali modesti con tessuti opulenti o inserti preziosi, l’artista presenta una prospettiva di trasformazioni dinamiche e visivamente suggestive. Il suo lavoro medita sull’istante fugace in cui diversi mondi materiali si intrecciano in un momento di trasformazione per catturare e preservare questo lampo transitorio di bellezza prima che scompaia nel flusso del tempo e del cambiamento.

Ha esposto a livello internazionale con, tra le altre, mostre in Cina, Polonia, Germania, Emirati Arabi Uniti, Serbia, Slovacchia, Grecia, Regno Unito e Stati Uniti. Il suo lavoro ha ricevuto riconoscimenti come il 4° International Emerging Artist Award a Dubai nel 2016. Selezionata per la Biennale Internazionale di Fiber Art a Nantong, Cina (2014), per la VI edizione di Textile Art of Today (2022) presso il prestigioso Museo d’Arte Danubiana Meulensteen a Bratislava, Repubblica Slovacca.

Il suo lavoro è in molte collezioni private e pubbliche, inclusa una commissione per la rete ferroviaria olandese. Ha creato scenografie per la televisione italiana, coprodotto e presentato un segmento televisivo d’arte trasmesso per la televisione cinese.